Il circo ha una mitologia enorme, sovraccarica di immaginario e di aspettative, e lo spettatore richiede sempre una sfida stretta tra il bisogno della sorpresa e quella delle conferme. Vedere un circo che di tutto questo rappresenti l’essenza è una probabile utopia.
Ho visto un circo bellissimo a Barcellona, pentendomi che fosse la prima volta (ad esempio non sapevo che Joan Mirò fosse stato uno dei suoi aficionados). In Catalogna sembra rappresenti quello che è Roncalli per
E infine, i quattro elementi di base per fare uno spettacolo di circo: la musica, i pagliacci, i numeri, la barriera. Va spesso ricordato: il circo è fatto di numeri (non ci si può girare intorno più di tanto). I numeri non hanno senso senza la musica. Lo spettacolo di circo non funziona senza i pagliacci. E neanche senza la barriera, che è quell’insieme di artisti e personaggi ormai sostituita da tristi schiere di anonimi lavavetri. Non so spiegare perché credo in questa ricetta, ma è un’alchimia che si è costruita nei secoli, e quindi è così. Una volta che quest’alchimia funziona, non serve altro (animali o non animali, soleil o non soleil).
Il circo Cric, dicevo, è rotondo (i circhi ormai non sono quasi più rotondi), una sorta di Knie un po’ più piccolo. Si entra dale scale esterne. Non c’è l’ombra di velluti o dorature per evocare un passato che tanto già conosciamo. La pista è un palco nero, rotondo, finalmente senza quei fastidiosi palchi (che in origine al circo non c’erano) liberando l’energia che corre dall’artista allo spettatore, come in piazza. Le luci sono del massimo livello. Un’orchestra fenomenale, straordinaria, fatta di grandi solisti (per la prima volta vedo un pianoforte a coda sotto un tendone). Gli artisti sono tutt’uno con l’orchestra: ci si siedono in mezzo quando non lavorano; e l’orchestra è tutt’uno con gli artisti perché guida lo spettacolo come un ottovolante, con una ricerca raffinatissima su divertenti temi latini e brasiliani. E gli artisti sono “la barriera”, come sempre è stato e dovrebbe essere: non esistono “inservienti”. I numeri, non tantissimi ma confezionati con la cura di un pasticciere che compone una scatola di dolci per il pranzo della festa. Sono scritturati da tutto il mondo (Canada e Francia sopratutto), in genere ragazzi di scuole ma che hanno in comune talento, energia e spontaneità. E poi un bravo mimo, Leandre.
E infine un grande pagliaccio, Tortell Poltrona: una carica dirompente di umanità. E’ una delle figure storiche del teatro di strada e del circo catalano, molto amato da pubblico, e direttore di questo circo. Un circo in cui, pur senza un animale, anche i bambini più piccoli rimangono inchiodati per due ore con gli occhi spalancati.
Nel video: Leandre in una brevissima transizione musicale dello spettacolo.
2 commenti:
Non ho mai avuto la fortuna di assistere ad una rappresentazione del Circ Cric, anche se da parecchio tempo ne seguo le orme sul web, inizialmente incuriosito dal quell'insegna che ho subito trovato accattivante e dalla popolarissima figura di Tortell Poltrona. Sembra essere un circo ideale, nel quale trovo realizzate tante o forse tutte quelle "idee fisse" che inseguo da tanti anni, a partire dalla perfetta circolarità, a quel cerchio carico di energia, che ho recentemente ritrovato anche nell'ultima creazione del Cirque Zanzibar. Tra le tante, tantissime note amiche che riscaldano il mio cuore, l'affermazione: "Va spesso ricordato: il circo è fatto di numeri (non ci si può girare intorno più di tanto)." fatica a trovare una giusta collocazione, non tanto perchè non mi trovi idealmente concorde, piuttosto perchè la mia esperienza recente con Il Circo di Rataplan mi ha permesso di trovare nuove forme espressive comunque efficaci. Nella nostra microscopica realtà abbiamo provato a riempire lo spazio lasciato dai numeri con una narrazione fatta di gesti, parole e musica che ruota ironicamente intorno al circo, permettendo al variegato pubblico di utilizzare diverse chiavi di lettura in funzione dell'età e della sensibilità soggettiva; anche in questo caso gli spettatori rispondono con entusiasmo e ci salutano calorosamente portando con se la gioia (e direi anche la certezza) di essere stati al circo.
Non ho avuto il piacere di assistere ad una rappresentazione del Circ Cric … ma per quel poco che conosco mi appassiona … va molto vicino alla mia idea di spettacolo dal vivo …
Ho visto molti spettacoli di circo o teatro-circo rappresentati in
teatro … alcuni veramente entusiasmanti …
Ma quando ho visto “ Sang et Or ”… nella completa circolarità … così
vicino da sentire i respiri dei ragazzi presenti al centro della pista … ho sentito una emozione grande … grande …
Anch’io faccio parte di una compagnia di spettacolo … questo è quello che sento:
il pubblico vicinissimo … una pista circolare … vedere una per una ogni persona negli occhi …
Portare le persone a ridere o pensare … questo mi succede quando mi trovo al centro della pista…
Ogni spettacolo porta con se un’allegria, una partecipazione attiva dei nostri compagni di spettacolo (i cosiddetti spettatori) … Non abbiamo
numeri internazionali … anzi a dir la verità non abbiamo numeri … in
piccolo è una rappresentazione della vita di tutti i giorni …
Nel nostro spettacolo ci sono le liti, i sorrisi e i sogni che tutti noi abbiamo ogni giorno …
La musica quasi assente, arriva solo nel momento di dare un’emozione …sottolineare un’intensità …
La musica dal vivo avvicina … fa sognare
Non siamo circo … ne teatro … ne musicisti … ne attori … ne persone
normali … ma siamo tutto questo … anche nella nostra piccolissima
realtà …
Quando la storia finisce e noi rompiamo gli schemi andando a salutare il pubblico seduto, negli occhi leggo felicità ... commozione … molti ci ringraziano per avergli fatto rivivere il circo di una volta …
quando c’erano intimità, vicinanza e voglia di stare insieme …
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