Sulla prima pagina del “Giornale dello Spettacolo” mi allarma un titolo: “Il circo oscurato”. Che vogliano mai abolire i circhi? La foto tessera, a fianco, del presidente dei circhi però mi fa capire che forse non è così grave. Il presidente dei circhi, che si chiama Palmiri, è un signore quasi centenario e assolve questa mansione ininterrottamente da poco dopo la guerra. Infatti, apro il giornale per andare alla pagina dell’articolo ed il titolo è molto più esplicito, però anche molto più allarmante. Dice infatti: “Palmiri: sindaci, giunte e media contro i circhi italiani”. Prima di procedere nella lettura, vengo però rapito dall’immagine che di prepotenza prende forma nella mia mente. Attorno ad un grigio e lungo tavolo, vedo riuniti assessori di tutta italia, sindaci, direttori di giornali e presidenti di televisioni. In modo severo si dicono: “siccome da Aosta ad Agrigento non abbiamo un cazzo da fare, dobbiamo organizzare qualcosa per far fallire tutti insieme i circhi dalla penisola”...
Ma procedo con la lettura. In sei colonne di scenari apocalittici, questo Palmiri parla veramente di un “oscuramento mediatico di cui pare soffrire il circo italiano”, dichiarando oltre che “gli organi di informazione sembra applichino una sorta di censura anche di fronte ai grandi Festival come Monte Carlo o Mosca”. E prosegue vantando il valore di tali successi.
Ma forse il presidente dei circhi i giornali non li legge. Perché del circo si parla tanto, nelle cronache nazionali e in quelle locali. Niente riempie le pagine degli spettacoli come il Cirque du Soleil ormai sempre in Italia; le stagioni italiane sono piene di eventi circensi che vanno dalle notti bianche, agli spettacoli della famiglia Thierrée o di Slava Polunin, al circo Eloize. La televisione straborda di trasmissioni circensi spesso eccellenti. Ogni volta che un circo tradizionale arriva in una città la cronaca locale se ne occupa ampiamente, come puntualmente documentato da www.circusfans.it. Ovunque piccoli e grandi corsi e scuole di circo, o attività clowns negli ospedali, trovano eco sui giornali. Per non parlare d’estate, quando le ormai centinaia di rassegne italiane, Grugliasco in testa, affollano i quotidiani. Ma Mosca e Monte Carlo? E’ vero, l’Italia della tradizione circense vanta artisti bravissimi (con il cui merito però il sig.Palmiri ha ben poco a che fare), ma per quale motivo la stampa dovrebbe occuparsi di questi concorsi di settore? Quanti italiani interessano? E soprattutto, come e quanto la stampa ne viene informata? Il sig.Palmiri gode di una profumatamente finanziata struttura di documentazione, che però sembra non documenti niente agli italiani, e si lamenta della stampa. Non si lamentano gli artisti e si lamenta lui. E in ogni caso, che notizia sarebbe che questa o quella famiglia di pur eccellenti domatori da cinque generazioni ha vinto per la prima o la quarta volta uno stesso festival facendo girare i cavalli attorno alla pista? Quello che si celebra all’interno di un settore, cosa giustissima, non è necessariamente la stessa cosa che possa interessare universalmente il pubblico. Semplicemente, la capacità innovativa del circo tradizionale nel proporre i suoi numeri è limitatissima. Non tanto per mancanza di idee, ma per definizione, proprio perché per un fattore identitario sceglie di non abbandonare quel formato tradizionale. E la stampa sa intuirlo, poiché semplicemente non fa notizia. Il Soleil, che quel formato deforma, la notizia la fa. E inoltre è anche capace di venderla.Ma su tutto questo ci torneremo.
Non c’è nessun complotto, signor Palmiri. C’è solo il fatto che più passa il tempo, più il circo per la gente significa un universo di tante cose diverse, belle o brutte, grandi e piccole, marginali o universali. E il circo di tradizione, anche quello bellissimo che in vari casi si fa ancora in Italia, quello che come lei dice vince a Monte Carlo, semplicemente non è l’ombelico di questo universo solo per il fatto che esiste da più tempo.
Altro che complotto.
Umberto Eco: “La psicologia del complotto nasce dal fatto che le spiegazioni più evidenti di molti fatti preoccupanti non ci soddisfano, e spesso non ci soddisfano perché ci fa male accettarle (…). L'interpretazione sospettosa in un certo senso ci assolve dalle nostre responsabilità perché ci fa pensare che dietro a ciò che ci preoccupa si celi un complotto ai nostri danni”.
Caro signor Palmiri, il paradosso di accusare amministrazioni e stampa di voler tramare contro il circo, non è che un malcelato, seppur forrse inconscio, tentativo di nascondere una sempre più profonda mediocrità e inadeguatezza nel rapportarsi con la società e le sue strutture, per quanto esse siano pesanti e a volte è vero, anche ostili.
Ma ci si ricordi per decenza che migliaia di altri settori italiani hanno problemi con la burocrazia e le istituzioni, e pur essendo ben più in regola con la società del settore circense; e che in alcuni casi la stampa censura e complotta davvero. E in casi molto più seri del circo equestre.
Per decenza, la prego, taccia.
Il vero complotto, signor Palmiri, è quello del suo egocenterismo ai danni del circo tradizionale che purtroppo continua a presiedere, portandolo lungo un lento ma inesorabile suicidio. Si goda dunque la sua splendida età lontano dai giornali, per evitare veri danni di immagine ai coraggiosi superstiti della splendida tradizione da cui lei stesso proviene.