mercoledì 1 ottobre 2008

Cesare Togni (30/10/1924 - 1/10/2008)


Se dovevo immaginare, in Italia, la figura emblematica del “direttore del circo”, quello dei film e dei racconti, pensavo a Cesare Togni. Fin da bambino, mi colpiva il fatto che a differenza dei vari, pur splendidi direttori superstar non appariva in pista (l’aveva lasciata da tempo, e con successi ineguagliati). Il suo cappello a falde larghe, gli abiti eleganti borghesi, il sigaro, e quel faccione da zio in cui le basette incorniciando il sorriso accattivante, gli regalavano un carisma da Mago di Oz. Dietro questa silhouette da film si poteva stare sicuri che si nascondevano sempre grandi spettacoli, nuove attrazioni, nuove sorprese. Pur nella modestia, aveva tutta la orgogliosa grandeur di chi vuole che ogni sua avventura sia “il più grande spettacolo del mondo”. Ma per Cesare Togni “grande” non voleva dire per forza il circo con più elefanti, più clowns, o tendoni per forza immensi. Certo, era anche quello: adorava il circo all’americana, era forse il suo sogno di sempre. Ma più che questo, credo, per il “Signor Cesare”, il grande circo significava il circo fatto con arte. Con la purezza dell’artigianato familiare che sa diventare in alcuni casi capolavoro, affiancato al fascino di mai banali “attrazioni internazionali”.

Le dinastie italiane ebbero splendidi circhi, tra i più belli al mondo. Ma la formula di Cesare Togni si è avvicinata per me a quella del circo perfetto. Pur avendo creato grandi circhi a tre piste, realizzati con l’eccellenza del grande stile, il direttore Cesare Togni ha per me raggiunto il massimo con il circo puro. Negli anni ’70 e ’80, in cui tutti spaziavano dalla pantomima acquatica all’arca di Noé, dalle riviste luccicanti ai circhi ippodromo, dai pattinatori ai cambi di scenari, il Circo di Cesare Togni era quello con la ricetta più semplice e allo stesso tempo più difficile: una pista rotonda, con una gradinata circolare e confortevole; una famiglia versatile e dal talento unico, dentro e fuori pista; vedettes ospiti a incastonarsi su questo gioiello.

La famiglia di Cesare Togni. Non credo di offendere nessuno se sostengo che in un'epoca fu la più bella e versatile del mondo. Molte altre famiglie italiane, avevano e conservano bellezza e versatilità. Ma sul virtuosismo familiare Cesare Togni era l’unico ad aver costruito la poetica stessa del suo circo: conservando il circo come lo si era fatto sempre “all’italiana”. Solo rammarico: che come una simile famiglia classica e virtuosa, quella di Alexis Gruss, non si fosse seguita una via più profonda di circo d’arte: ma tutto era già splendido e difficile così.

Quello che si fa oggi in provetta al Cirque du Soleil, una troupe di base con artisti ospiti, Cesare Togni lo faceva per natura. Aveva allevato dei figli bellissimi, che da parte di madre avevano ereditato la grazia dei Fratellini. Aveva fatto in modo che imparassero a fare di tutto: lo charivari dei salti, la "battuta", il trampolino, le varianti più inventive sui classici dell’arte equestre o del lavoro con gli elefanti. Una delle pochissime famiglie in cui il lavoro con gli animali ha continuato a fondersi alla perfezione con le qualità acrobatiche. E da artista, Cesare Togni amava gli artisti: regalando al pubblico italiano i migliori. Come trapezista, sarà ricordato per aver compiuto unico al mondo la tripla piroetta al trapezio. E i più grandi trapezisti lavoravano al suo circo. E acrobati, domatori di belve, clowns, equilibristi. Ancora oggi, per un artista dal Sudamerica alla Scandinavia, citare nel proprio curriculum Cesare Togni equivale ad una garanzia pari al Moulin Rouge. Oltre agli artisti, amava il pubblico: lo onorava di spettacoli sempre nuovi, senza mai umiliarlo con proposte deludenti. Sapeva orchestrare campagne pubblicitarie memorabili e brillanti, pur senza ricorrere all’eccesso o al raggiro. Nel settore, trasmetteva un rispetto aristocratico. Pur impegnandosi per i problemi del mondo circense con i suoi colleghi, manteneva una elegante distanza dal loro establishment di cui anzi fu a volte vittima.

Allora, grazie Signor Cesare. Grazie per aver esaltato negli italiani la dignità dell’arte circense. Grazie per aspettare ogni sera l’uscita dell’ultimo spettatore prima di fischiare e rompere le righe del personale di pista sull’attenti. Oggi purtroppo il fischio ha chiamato anche te. Ma su quella pista ci sono i tuoi figli, che stanno diventando maestri bravi come lo eri tu, e che grazie a te trasmettono segreti altrimenti perduti. Ci sono i tuoi nipoti, che stanno diventando artisti belli e bravi come siete sempre stati tutti voi Togni. E v'é infine il tuo nome, che adesso rimarrà davvero scolpito nel tempo: proprio come in quel manifesto che, in un mondo impossibile di pellerossa e tigri, esprimeva tutta la tua giusta fierezza di un grande del circo.

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