
L'altra sera sembra che Jean-Baptiste Thierrèe, mentre inseguiva una bolla di sapone con il martello, sia ruzzolato giù dal palcoscenico di Modena.
Secondo noi è vero. Anzi, ci torneremo sopra presto.
Però ci sono anche le eccezioni. Una delle nostre preferite é il Collectif AOC: una delle poche troupes francesi del "nouveau" a fare spettacoli completi, ricchi, sperimentali ma senza noia, e a girarci per davvero il mondo con successo. Sono quelli che avevano fatto "
L'ultima creazione, ancora in giro, si chiama "Question de directions" (nelle foto) e sta spopolando nel mondo. Visionario, ma ricco di tecnica.
E poi, appunto, c'è il recupero di un discorso sullo spazio rotondo, mentre la tendenza dei nuovi spettacoli acrobatici pare ormai la scena frontale.
secondo il Guardian di Londra, lo spettacolo è "una via di mezzo acrobatica tra David Lynch e Charlie Chaplin". Vabbè, un pò eccessivo: ma è bello quando si parla del circo riferendosi ad altri mondi dell'immaginario.
Ve ne lasciamo una goccia in video, qui sotto. Augurando, a chi fa il circo e a chi lo vede, un anno circense 2008 pieno di invenzioni, ricco di traiettorie sconosciute, e una porta spalancata sull'immaginazione. Che é l'unica cosa che serve al circo (il resto, viene da sè. Questione di direzioni).
Il circo ha una mitologia enorme, sovraccarica di immaginario e di aspettative, e lo spettatore richiede sempre una sfida stretta tra il bisogno della sorpresa e quella delle conferme. Vedere un circo che di tutto questo rappresenti l’essenza è una probabile utopia.
Ho visto un circo bellissimo a Barcellona, pentendomi che fosse la prima volta (ad esempio non sapevo che Joan Mirò fosse stato uno dei suoi aficionados). In Catalogna sembra rappresenti quello che è Roncalli per
E infine, i quattro elementi di base per fare uno spettacolo di circo: la musica, i pagliacci, i numeri, la barriera. Va spesso ricordato: il circo è fatto di numeri (non ci si può girare intorno più di tanto). I numeri non hanno senso senza la musica. Lo spettacolo di circo non funziona senza i pagliacci. E neanche senza la barriera, che è quell’insieme di artisti e personaggi ormai sostituita da tristi schiere di anonimi lavavetri. Non so spiegare perché credo in questa ricetta, ma è un’alchimia che si è costruita nei secoli, e quindi è così. Una volta che quest’alchimia funziona, non serve altro (animali o non animali, soleil o non soleil).
Il circo Cric, dicevo, è rotondo (i circhi ormai non sono quasi più rotondi), una sorta di Knie un po’ più piccolo. Si entra dale scale esterne. Non c’è l’ombra di velluti o dorature per evocare un passato che tanto già conosciamo. La pista è un palco nero, rotondo, finalmente senza quei fastidiosi palchi (che in origine al circo non c’erano) liberando l’energia che corre dall’artista allo spettatore, come in piazza. Le luci sono del massimo livello. Un’orchestra fenomenale, straordinaria, fatta di grandi solisti (per la prima volta vedo un pianoforte a coda sotto un tendone). Gli artisti sono tutt’uno con l’orchestra: ci si siedono in mezzo quando non lavorano; e l’orchestra è tutt’uno con gli artisti perché guida lo spettacolo come un ottovolante, con una ricerca raffinatissima su divertenti temi latini e brasiliani. E gli artisti sono “la barriera”, come sempre è stato e dovrebbe essere: non esistono “inservienti”. I numeri, non tantissimi ma confezionati con la cura di un pasticciere che compone una scatola di dolci per il pranzo della festa. Sono scritturati da tutto il mondo (Canada e Francia sopratutto), in genere ragazzi di scuole ma che hanno in comune talento, energia e spontaneità. E poi un bravo mimo, Leandre.
E infine un grande pagliaccio, Tortell Poltrona: una carica dirompente di umanità. E’ una delle figure storiche del teatro di strada e del circo catalano, molto amato da pubblico, e direttore di questo circo. Un circo in cui, pur senza un animale, anche i bambini più piccoli rimangono inchiodati per due ore con gli occhi spalancati.
Nel video: Leandre in una brevissima transizione musicale dello spettacolo.