lunedì 25 febbraio 2008

Finalmente, un genio.

Dopo la nebbia e la neve, gli abissi: torna in Italia James Thierrée jun.: il più grande di tutti.


Mentre i tendoni continuano più o meno a languire nel periodo che segue le feste natalizie, sono almeno i palcoscenici ad offrirci il meglio del nuovo panorama circense. Con un Febbraio affollatissimo. Dopo Eloize, Slava, il Soleil di “Delirium” e l’imminente ritorno del Cirque Imaginaire, diamo il benvenuto in Italia a quello che secondo noi merita solo un giudizio: il più grande di tutti.

Parliamo di James Thierrée che torna in Italia assieme alla propria troupe con la seconda delle sue tre creazioni: La Veillée des Abysses.

Lo consideriamo il più grande genio della scena circense contemporanea. Perché?

Per il perfetto equilibrio tra virtuosismo e immaginazione. Poi perché sa avere una profondità estetica senza essere intellettualè né glamour, tenendosi prudentemente alla larga da etichette e “generi”. E perché è tra i pochissimi ad avere successo dall’Australia a casa nostra con un pubblico di tutte le età. E soprattutto perché è semplice, proprio come lo è la mamma Victoria e lo era il nonno, Charlie Chaplin. E in questo modo gli spettacoli di James sanno risultare, con la forza disarmante di un gioco infantile, più spettacolari del Cirque du Soleil, più creativi dei “nouveaux” francesi, più coinvolgenti di Eloize, più virtuosi di molti circhi classici. Ad esempio in Francia, James ha ottenuto un consenso popolare con molti meno mezzi e meno pretese di tutti quelli che credono di reinventare il linguaggio del circo.






A differenza di qualunque altra esperienza “contemporanea”, gli spettacoli di James hanno un segreto: un ritmo di tipo classico. Quel segreto antico che ti permette di tenere l’attenzione, di sorprenderti prima che tu possa annoiarti, di fare dello spettacolo un’esperienza di pancia e non di testa o di cuore, non cerebrale o sentimentalistico: un vero atto di amore.





E poi c’è il fondamentale virtuosismo. Questo ragazzo oltre ad avere delle doti straordinarie come autore, regista e visionario, ci regala lo spettacolo del proprio corpo: eccelle come attore, danzatore, acrobata, mimo, trapezista, clown come pochissimi altri. Qualcuno se lo ricorderà, con i suoi occhioni profondi, quando da bambino con i genitori si parcheggiava per alcuni giorni con la roulotte di fianco ai circhi italiani, imparando in pista dai vecchi maestri tutto quello che si poteva, dalla bicicletta acrobatica alle verticali. Per poi non diventare un impiegato della pista, ma un artista: cioè uno che, con le doti che ha acquisito, dà vita ai propri sogni e ai propri incubi.

La Veillé des Abysses, che già si era vista in Italia di sfuggita negli scorsi anni, è stata seguita da poco da Au Revoir Parapluie, che James sta portando in tournèe in altre nazioni.

Ma per il momento, non vi perdete per nulla al mondo questo capolavoro di circo, pantomima e danza. Sono tre veloci date italiane, chissa che non se ne aggiungano altre:

La Veilée des Abysses

20-23 Febbraio Catania – Teatro Metropolitan

26/2-2 Marzo Torino – Teatro Grande Valdocco

7-9 Marzo Lucca – Teatro del Giglio

E di seguito, 5 posts 5 con estratti dello spettacolo:

James Thierrée - Veillée 1

James Thierrée - Veillée 2

James Thierrée - Veillée 3

James Thierrée - Veillée 4

James Thierrée - Veillée 5

martedì 12 febbraio 2008

Dopo la nebbia, la neve

Torna in Italia Slava's Snowstorm: con il furbissimo clown che è il più famoso del mondo pur senza far ridere.



Si, senza dubbio è il clown più famoso nei cinque continenti.
Di certo non fa ridere. E per il resto non ci fa proprio impazzire più di tanto, nonostante le ovazioni della critica e gli entusiasmi del pubblico.

Ma di sicuro è un poeta. Ha una estetica propria, una visione compiuta della propria arte, e per un clown è fondamentale.
E poi è il più astuto, furbissimo nella comunicazione: con un sito internet in ogni paese del mondo, e varie unità in tournèe spesso guidate da sosia, e capace di intuire i gusti della stampa.


Comunque Slava Polunin va visto almeno una volta dal vivo (anche se in basso vi offriamo un video), perché il suo spettacolo è un’esperienza simile a nessun’altra. E ha il pregio di emozionare tutti, dai bambini più piccoli agli intellettuali più snob.
E’ una forma di vedere il clown diversa, semplicemente attuale.
Non siamo contro l’icona e il linguaggio dei clown tradizionali, anche se il più delle volte ormai quelli dei circhi restano prevedibili ai limiti del patetico, mettendo più tristezza che allegria.
Almeno Slava sulla tristezza del clown ci costruisce un’operazione teatrale raffinata e coinvolgente.
Allora, in attesa di vedere al circo clowns che facciano veramente ridere, andiamo al teatro a vedere un buon clown malinconico.

5-10 febbraio 2008 TRENTO TEATRO SOCIALE
12-17 febbraio 2008 FIRENZE TEATRO VERDI
11-16 marzo 2008 MODENA TEATRO STORCHI
19-22 marzo 2008 RIMINI TEATRO NOVELLI
26-30 marzo 2008 ASSISI LIRIK THEATRE
2 -6 aprile 2008 PALERMO TEATRO BIONDO
11-30 aprile 2008 MILANO PICCOLO TEATRO STREHLER

domenica 3 febbraio 2008

Restando in piedi a cavallo

Sulla sopravvivenza dell'arte equestre, con un video di coraggiosi superstiti (a Monte Carlo, tra l'altro).


Questa è la foto di una nuvola.
Ma a ben guardarla somiglia ad un cavallerizzo: personaggio che, al giorno d'oggi, è ormai più facile vedere in una nuvola che nella realtà. Quando, tra il 1760 e il 1770, i primi acrobati equestri creavano a Londra il circo come forma moderna, lo stare in piedi a cavallo era un atto di talento, curiosità, creatività e trasgressione, per tutto quello che la simbologia equestre poteva rappresentare nel più grande impero del mondo.

Questo è forse il motivo principale per cui poi nacque il circo.
Perchè la società accettava ed incoraggiava un linguaggio nuovo, di rottura con le altre forme e con un'estetica legata al proprio tempo. Non esisteva nessuna "tradizione".


Quando questa tradizione circense è stata creata, molti l'hanno esaltata fino a quando il cavallo è stato protagonista della società. Ma oggi alla puzza dello sterco preferiamo quella dei gas di scarico. Pazienza.
L'arte equestre comunque negli ultimi anni è rinata in decine di forme teatrali, spesso interessantissime, nei due emisferi: Zingaro, Cavalia e vari altri cloni. Nel circo di tradizione però il talento delle famiglie equestri è del tutto scomparso. Anche qui, i gas di scarico delle motociclette acrobatiche costano di meno, consentono numeri più facili da fare e piacciono di più ai ragazzini. Del resto dalla televisione al musical, si punta oggigiorno a praticità e sensazionalismo, mandando a farsi fottere arte e talento.

All'ultimo Festival di Monte Carlo, dove alla fine c'è sempre qualcosa di buono (e ci mancherebbe altro, almeno) ha avuto successo una famiglia ungherese, Richter, che ha ricreato un numero di acrobazia equestre d'altri tempi, forse l'unico che resta al mondo così articolato.
In basso potete vederne il video integrale.
Certo, quello che essi fanno si avvicina appena (anzi, neppure) a quanto ancora cinquant'anni fa facevano le grandi famiglie di cavallerizzi. Abbiamo avuto la fortuna di imbatterci spesso negli ultimi superstiti di dinastie quali Loyal, Cristiani, Caroli, Cumberland, Hanneford, Repenski, Zapachny e varie altre. Nelle foto e nei video di tutti questi nomi certi esercizi sono fatti completamente "a pelo" sul cavallo, e i loro numeri iniziano con complicate piramidi.
Ma non fa niente. Non è che oggi possiamo fare gli schizzinosi. I Richter sono comunque bravissimi; e in un'epoca in cui stare in piedi a cavallo non è più un atto creativo con la potenza che poteva avere quasi trecento anni fa.
Sempre meglio, però, che su una nuvola.