venerdì 25 aprile 2008

Believe

Cambiare per credere

E' stato rivelato il nuovo spettacolo del Cirque du Soleil: "Believe". Debutterà a Las Vegas il 12 Settembre 2008. La cosa curiosa è che per la prima volta nella sua storia il Cirque basa uno spettacolo sull'identità di una vedette. In questo caso il mago Criss Angel (è anche la prima volta che il Soleil si occupa di magia).



E' interessante notare come per il Soleil l'innovazione passi continuamente attraverso nuovi territori, molto specifici ma pur senza abbandonare l'identità circense: il varietà erotico, l'evento da stadio, il rqacconto natalizio per bambini, il poema epico, e ora lo show di illusionismo. Ed ogni volta con un'équipe creativa completamente diversa.
Nessun altro circo di oggi, classico o moderno, sembra in grado di affrontare una simile evoluzione. Pur ai livelli migliori, emerge sempre l'ansia di specchiarsi nella sicurezza di una precisa identità: quanto ha senso?.
Forse il vero segreto del Soleil, che piace o non piace, che sia stucchevole o emozionante, furba mercanzia o incantevole arte, è proprio questo: provocare sè stesso per un mondo che cambia in fretta.

sabato 19 aprile 2008

Battuta

Per chi dice che il circo é sempre uguale.

Si dice generalmente che il circo non cambia mai, perche i cavalli girano sempre attorno alla pista, e dunque non potranno mai fare altro che questo. Tesi avvalorata da due evidenti limiti: la rotondità della pista e il moto del cavallo.
"Battuta", il nuovo spettacolo del Theatre Equestre Zingaro, non fa esattamente che questo.
I cavalli e le persone girano attorno alla pista. Per due ore. Senza fermarsi. Non accade altro. Probabilmente non lo aveva mai fatto nessuno. Questa celebrazione del moto perpetuo é forse l'apice del delirio minimalista di Bartabas, fondatore e creatore della compagnia. Fatto sta che si tratta di uno spettacolo meraviglioso. Forse il più bello di Zingaro dopo vent'anni.
Perché il movimento continuo, attorno a sé stesso, trasporta e travolge tutto: colori, luce, buio, lentezza, velocità, risate, un matrimonio, un funerale, una sposa rapita, una tribù in fuga, la sposa ritrovata, inseguitori, inseguiti, vincitori e vinti. Questa forza formidabile, supportata da due orchestre gitane in alternanza (una di archi,l'altra di fiati), rende inutile la superficie della pista (neutralizzata del resto da una cascata d'acqua centrale, anch'essa in moto perpetuo), svolgendosi solo lungo il perimetro esterno E' una sensazione mai provata in uno spettacolo.
"Battuta" esiste da due anni, in cui è stato estremamente difficile trovare biglietti. Nel teatro equestre stabile di Aubervilliers, sono venute duemila persone a sera. Adesso lo spettacolo è tornato dal Giappone e sarà in Luglio in un paio di Festival europei. Chi ha voglia di vederlo, deve sperare che in Autunno ritorni ad Aubervilliers: se pensate di capitare a Parigi l'inverno prossimo, prenotate per tempo.
Per ora, una galleria di immagini, un trailer e un bel documentario sulla creazione.



















venerdì 18 aprile 2008

Giornata Europea 2

Il nostro sguardo sul passato per celebrare il circo

Allora, domani é la famosa Giornata Europea del Circo. In Spagna e in Scandinavia organizzano giornate di "porte aperte" al pubblico; in Germania una convention di giocolieri; in altre nazioni spettacoli speciali per persone meno fortunate.
Noi non abbiamo un circo, nè un'organizzazione, e non rappresentiamo nessuno. Abbiamo solo una collezione di materiale storico, che conta unicamente sulle nostre risorse. E poi il web. Non ci sembra che in Italia esistano iniziative entusiasmanti per la diffusione della storia del circo. Come in tutte le cose sovvenzionate in Italia nel campo museale e archivistico, la documentazione si ferma all'aspetto accumulativo di materiale (peraltro importante: una volta manco quello) ma, a differenza di altri Paesi, mancano poi le strategie di diffusione.
Invece a volte basta un niente.
Abbiamo perciò deciso di celebrare idealmente questa "giornata" con una riflessione sul patrimonio storico del circo: riteniamo infatti che la memoria sia indispensabile come crescita, ispirazione, stimolo e riferimento per sviluppare una "contemporaneità". La nostra idea è perciò quella di lanciare un blog "gemello" che si occupa unicamente di cose e personaggi del passato. Vi porremo documenti della nostra e di altre collezioni, a volte reperti straordinari e inediti.
Se dunque volete continuare a seguire il circo di oggi, frequentate sempre questo blog. Se invece volete ogni tanto scappare nel passato, da oggi potete fare un tuffo in:


www.storiadelcirco.blogspot.com


sabato 12 aprile 2008

Visto a Madrid


Lo abbiamo scoperto qualche settimana fa alla splendida collezione Thyssen-Bornemisza di Madrid, e non lo conoscevamo: è l'olio su tela "Circus" del maestro espressionista August Macke, 1935.

venerdì 11 aprile 2008

Giornata Europea

Fichi secchi per celebrare il circo

Il 19 Aprile è la giornata europea del circo.
Ogni Paese lo celebra con spettacoli speciali, conferenze, cerimonie.
Con tutto quello che c'è da fare in Italia per valorizzare il circo in qualunque sua forma, ed essendo l'unico Paese con fondi statali per la promozione, riconosciamo che la scelta è difficile.
Con proclami e strombazzi in rete, il Centro Arti Circensi di Verona annuncia che celebrerà la giornata a Venezia. Come? Proiettando una stravista videocassetta del 2002 presso un circolo di amici del direttore.
Va bene che la carenza di idee del Centro è nota fin dalle origini: tanto che il 90 per cento delle "iniziative" è farlocco poichè corrisponde alle ordinarie attività personali dei suoi animatori (com'è facilmente dimostrabile).
Rispetto alla giornata, tutto il nostro rispetto per il valido video e per il simpatico circolo.
Però, con centinaia di migliaia di euri che al "Centro" piovono dallo stato, per la Giornata Europea ci si poteva inventare almeno una cosetta più stimolante.
Speriamo, per chi alla proiezione ci va, e visto che a Venezia anche l'Harry's bar è in crisi, che diano almeno due noccioline da stuzzicare.

martedì 1 aprile 2008

L'ultima vera emozione

L’ultima vera emozione da me provata al circo risale ad una decina di anni fa. Non è avvenuta sotto uno dei più grandi tendoni del mondo, ma sotto una tela minuscola piena di sedie di plastica su un parcheggio d’asfalto. Non c’era neanche la pista, sostituita da uno di quei camion col palco davanti che si usano nelle fiere per vendere i casalinghi di second’ordine.

Dopo meno un’ora di qualche numeretto “d’arte varia”, era la volta dell’attrazione annunciata dai manifesti, per la quale tutti noi, pur avendo pagato cinquemila lire, eravamo scettici. Ma ora la promessa sembrava mantenuta. Tirata una tela, si fa buio dalle semplici lampade al quarzo, e appare la vasca dei piranha. Che ci sono veramente. Nel’oscurità, questo piccolo rettangolo illuminato da dietro da un qualche neon verdastro, sbilancia le sicurezze che abbiamo rispetto alla prevedibilità di uno spettacolo. E’ un’astrazione strana; sappiamo che quell’immagine rappresenta un passaporto verso l’irreale, che in qualche modo vale già il prezzo del biglietto. Al buio quella teca sembra il reliquiario di una religione cruda ed estinta; la vetrina di
un negozio mai esistito di regali ingenui a metà prezzo; la finestra verso un universo sublime e incosciente.

Una molesta musica, stridente e roboante, ci aiuta a godere l’istante di spiazzante disagio. E i piranha ci sono veramente. Non sono né grandi né piccoli. Né tanti, né pochi. Rispetto ai meccanismi dell’immaginario, per la prima volta al circo sembra che una cosa è veramente come ce l’aspettiamo. E adesso ci emozioniamo a pensare se, ora, veramente qualcuno ci si possa tuffare dentro. Inizia poi la meravigliosa litania dell’imbonitore. Non me la ricordo, ma la drammaturgia è perfetta, nella precisa, barnumiana e necessaria ignoranza di ogni principio scientifico ma con la stessa dignità di erudizione di un premio Nobel. Poi, a corollario di un discorso sulla ferocia di questi predatori, accade una cosa inaspettata e straordinaria. Viene introdotto ai nostri occhi un enorme osso, forse di prosciutto, gravido di brandelli di carne. Vi viene legato un altrettanto sozzo mozzicone di spago, e questa leccornia per avvoltoi viene lentamente calata nella bizzarra bara. Da quella sera, nessun film chiederà mai ai miei occhi di cancellare l’immagine dei piranha avventati in meno di un secondo su quelle putride membra. Poi, lo spago con l’osso viene ritirato.


Viene finalmente introdotta la ragazza in costume da bagno. Non particolarmente bella, tantomeno sexy. Ne viene detto anche il nome, o forse. Ma l’enfasi non è sull’”artista”, che è piuttosto strumento, mero mezzo sacrificale del rito circense. Tantomeno sull’impresa umana. L’enfasi è piuttosto sull’evento, sul rito stesso appunto.

La ragazza non è una superstar dalle particolari virtù, una regina del trapezio o una dominatrice di belve. Appare anzi essere intercambiabile, come il bersaglio del lanciatore di coltelli o quella che prende fuoco nella cassa del mago. Una di quelle che, se domani viene divorata, ce n’è sempre un’altra che sbarca ad accontentarsi delle mie cinquemila lire che le bastano e avanzano per mangiare.Ma non verrà divorata, né oggi né mai. Si tuffa nella vasca. Non fa nulla di particolare per difendersi, e del resto nessuno dei pesci sembra aver intenzione di minacciarla. Ora scopriamo che il nostro interesse è conservato dall’immagine ancora viva del prosciutto. I piranha non le fanno nulla. Come nella fase finale di ogni buon numero di magia, pensiamo ormai ad un qualche trucco, seppur l’immagine è di un certo effetto. A differenza dei manifesti, l’insieme ci evoca più una stanca routine di pesca da ristorante che scenari tropicali di terrore: ma fa sempre un certo effetto vedere per la prima e forse unica volta nella propria vita una persona immersa tra veri piranha, quelli che da piccoli vedevamo solo disegnati nelle figurine spolpare un bufalo in un minuto.

Poi lo spettacolo finisce. E noi siamo soddisfatti. Ci conforta sapere, in un mondo di televisione banale, di teatro presuntuoso, di cinema ripetitivo e di circo prevedibile, che esistono ancora i fenomeni. Che nei parcheggi c’è ancora spazio per gli imbonitori. Che forse non sono sparite del tutto le donne gorilla, i sublimi raggiri dei rettilari e le raggrinzite balene impagliate. Ci conforta sapere che sopravvivono professioni dell’inganno senza la sofisticazione della politica o della grande industria. Pensiamo alla sottile scienza del raggiro sfrontato, che da secoli ci sa condurre in un percorso emotivo di trucchi e inganni che quella sera ci ha saputo stupire. Rigenerandoci rispetto ai meccanismi della realtà; corroborando le nostre troppe sicurezze con qualche insicurezza nella diatriba tra vero e falso. Regalandoci per una volta, in luogo della scienza, gli aspetti più grotteschi di un’analfabeta criptozoologia. A volte sembra che l’ignoranza verso i meccanismi di funzionamento della società, l’incoscienza verso l’etica, siano i paradossali punti di forza, senso e sopravvivenza del vecchio circo, base dei suoi valori.

Il vecchio circo è a noi ancora necessario quanto il campionario delle tante e disparate cose anacronistiche quali i santi, i chiromanti, le feste di paese, la crudeltà del tifo sportivo. Ciascuno di noi, ogni volta che esce da quello e da qualunque circo, non ha forse l’opinione migliore di quelli che hanno sfruttato il nostro tempo pur soddisfandoci. Sapendo noi che per soddisfarci, non è detto vadano per il sottile nell’occuparsi di piranha, tigri o elefanti. Sapendo noi che il perpetrare tali tradizioni si basa su un concetto di proprietà materiale e dominio antico, che copre allo stesso modo il camion-acquario, gli animali e le persone. Ma per la nostra civiltà della perfezione, tutto ciò è necessario, con il suo odore di piscio e nafta, con il suo avvolgente erotismo d’accatto.

Il circo resta lo spettacolo delle crudeltà inflitte. In un mondo finalmente regolato da diritti umani e animali, senso dell’ambiente, normative del lavoro, il circo è forse tra gli ultimi paradisi della crudeltà. L’ultimo avamposto sul pianeta dove per mestiere si rischia deliberatamente la propria vita. Dove il dominio può essere ancora selvaggio, intollerabile.

Ma se vogliamo vedere il leone in gabbia o l’acrobata cinese dobbiamo accettarne, però senza scusarle, le necessarie crudeltà, qualunque ne sia il livello a cui esse possano arrivare nel circo. Sta a ciascuno di noi sceglierle se condannarle accettandole o rifiutarle auspicandone l’estinzione.

Crudeltà che sono il prezzo da pagare per noi donne e uomini normali quando vogliamo, perché le vorremo ancora e sempre, le emozioni più crude, primarie e indefinite che ci portiamo dietro dal giorno della creazione. Ammesso che sia esistito prima un Eden in cui tutte le creature vivevano in pace.