Ne
abbiamo ormai abbastanza di quei numeri in cui il domatore passa il
proprio tempo a spostare accessori, mentre i leoni sonnolenti lo
contemplano. Si vogliono di nuovo i salti, i ruggiti, il lavoro ad
effetto. (….) Si va senza dubbio verso una combinazione dei due
generi: dressage “in ferocia”, ma con una messa in scena più
studiata...
Henri
Thétard, Les
Dompteurs, 1928
Alla
fine é sempre una questione di teatro.
Quello che distingue un
artista da un buon artigiano é la capacità di portare in scena la
propria vita, di raccontarci tutto quello che ha dentro, di illuderci
dell'eterna giovinezza.
Stefano Orfei Nones ha quasi cinquant'anni ma
ne dimostra forse la metà. In un quarto d'ora ci racconta mezzo
secolo passato nella pista del circo, e lo fa tra le belve.
Il
segreto per la controversia sul lavoro con gli animali é forse nel talento o meno di praticare e raccontare la bellezza.
Nel lavoro di Stefano,
con le decine di tigri e leoni da lui allevate, c'é la personalità
di un artista che, percorsi tutti i gradini di una carriera, sembra
essere in pista con la meraviglia della prima volta, nel dominio
di tutto l'armamentario dello spettacolo. Vi é consapevolezza dello
spazio scenico, complesso come quello della gabbia, gestito con la grazia del
ballerino e l'agilità del calciatore. C'é lavoro sulla personalità
di ciascuna belva, alla pari e di assoluta dignità, nella finzione
sottile tra l'humor e la suspence. Il controllo di elementi decisivi,
come la musica e un disegno delle luci maniacale come mai si era
visto in un numero di felini. Vi é la drammaturgia dei ritmi in una
struttura di crescendo che gratifica lo spettatore incollandolo sulla
sedia. E, per noi, la consapevolezza di essere di fronte a una star con la leggerezza capace solo a chi, con durezza, per una vita ha fatto di tutto: l'equilibrista, il
cavallerizzo, il trapezista, e tutti i mille mestieri fuori dalla
pista che forgiano il circense.
Stefano oggi presenta due diversi
numeri di belve, poi un numero di quadrupedi esotici e una pregevole
“alta scuola” di equitazione. E' forse l'ultimo solista al mondo capace di tale repertorio. Ma oltre alla possibilità di
vedere dei bei numeri e dei magnifici animali, l'artista ci colpisce
per come si racconta, nel contrasto tra la serenità del sorriso e la
follia nello sguardo quasi disperato di passione e orgoglio per un'arte che non esiste più, chiusa in una gabbia
fuori dal tempo. In pochi minuti siamo riconciliati con il grande
circo; con l'epica dei grandi domatori-attori di ogni epoca, Clyde Beatty,
Moustier, Taras Boulba, Pablo Noel, Gunther Gebel, lo stesso Walter Nones.
Vediamo l'antica scuola inglese che, dalle crude fiere ottocentesche
si abbandona nella grazia all'italiana. Impariamo come l'uomo può
ancora davvero amare gli animali. Abbiamo ancora la pelle d'oca. Ma
soprattutto, come scriveva John Steinbeck, usciamo dal tendone
rigenerati e pronti a sopravvivere.
Stefano
Orfei Nones entra in pista per la prima volta nella gabbia dei leoni nel 1966, poco dopo la sua nascita, nel giorno del suo battesimo. Nel 1974 si
esibisce nella troupe Dobritch di equilibristi alle pertiche. Con il
maestro Hristo Matev, saltatore sul filo, dà vita con la sorella
Lara e i cugini a una troupe di acrobati al trampolino alla fine
degli anni '70. Questo lavoro lo prepara al trapezio: per molti anni
nella troupe di Roberto Jarz, Stefano riuscirà a compiere il doppio
salto mortale.
Nel 1978 inizia ad alternarsi allo zio Giuseppe Nones
nella presentazione di otto cavalli murgesi, sotto la guida di
Bernard Jostmann.
Negli
anni '80 Walter Nones inizia un ambiziosissimo progetto di
rinnovamento dei numeri di animali del Circo Moira Orfei. Nel 1983
chiama l'addestratore svizzero Henri Wagneur, che aiuta Stefano a
preparare una cavalleria di sei arabi e sei stalloni del caucaso, ed
inizia ad addestrare con lui il rinoceronte Jumba. Nel 1982 vengono selezionate 50 tigri che affidate a Jean Michon, generano il gruppo di
17 esemplari che varranno a Giuseppe Nones il clown d'oro nel 1987.
Stefano segue con attenzione le vari fasi dell'addestramento.
Nel
1985, Stefano inizia a preparare con Charles Knie un delicato gruppo
di antilopi e zebre, a cui si aggiungono canguro, giraffa, struzzi,
rinoceronte e vari altri esemplari. Negli stessi anni, sotto la guida
di Diane Antoine, Stefano e la sorella Lara preparano un numero di
equitazione. Stefano monta un lusitano, un frisone e un alter real.
I due numeri, esotico e alta scuola, varranno a Stefano il Clown
d'Argento nel 1989. Nello stesso anno viene abbandonata la
cavalleria, per ospitare le troupe di cosacchi sovietici della
produzione “Moira più Mosca”.
Nel 1993, a Milano, Stefano entra
nella grande gabbia alternandosi allo zio Giuseppe con le 9 tigri
restanti del gruppo di Monte Carlo. Negli anni successivi si dedica
sempre di più alle belve, creando lui stesso un nuovo numero di 5
tigri, di cui una bianca, che gli varrà un altro Argento a Monte
Carlo nel 2004.
Nel 2007, con l'unione all'attrice Brigitta Boccoli,
Stefano integra i propri animali nella revue circense “Una Tigre
Per Amore”. Nel 2007 vengono acquistati Artu' e Ginevra, coppia di
leoni bianchi di 18 mesi di età, affidati alle cure di Stefano e di
David Cawley-Chippefield, dal 2009 presentati in un numero con due
tigri e due leonesse. Questo numero si alterna a quello delle tigri,
e nel 2012 viene presentato nella tournée circo francese Medrano da
Gary Ambrose.
Nel 2013 prende forma il nuovo numero di 9 tigri, di
cui 4 bianche, e nel 2014 quello di 4 leonesse e 4 tigri. Nel corso
degli anni cambiano forma anche il numero di alta scuola e quello
esotico, che Stefano ha attualmente basa su 4 zebre, 4 cammelli e un
elefante.
Raffaele De Ritis per Le Cirque dans L'Univers, numero di Dicembre 2015. Vietata la riproduzione anche parziale, tutti i diritti riservati.
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