Appunti
di estetica dello spettatore di circo
Il
circo é il solo spettacolo che io conosca che, mentre lo si guarda,
ha la qualità di un sogno felice.
Ernest
Hemingway
E
se fosse solo un fatto di sguardo?
E se tutta la magia del circo
avvenisse solo nella testa dello spettatore? Il
circo é il solo spettacolo in cui chi lo esegue non ha bisogno di
raccontare una storia. Ed é l'unico in cui lo spettatore paga un
biglietto senza sapere esattamente chi o cosa vede. Invece di una
finzione, si compra un sogno a occhi aperti, un'esibizione di cruda
realtà in cui forse si cerca uno specchio ove riflettere parti di
sé.
Si fa con la chiave della curiosità: attraverso
la serratura della realtà si cerca di spiare quali estremi il nostro
quotidiano solitamente ci nega, ben sapendo che sono possibili: si
origlia per spiare il contrario di quello che si fa col fisico, spinto a limiti
insostenibili; la grottesca strafottenza a cui abbiamo rinunciato con
l'infanzia; l'esagerazione a puri fini estetici di rischio e
pericolo. Lo stesso senso di colpa del rapporto crudo e diretto con
gli animali ci viene forse dalla negazione dell'Eden, che il circo
vuole ricreare.
Ed ecco che perciò, sotto il tendone, il nostro
sguardo si misura con le conferme che cerchiamo o che evitiamo: col
sollievo di non essere nati con tre gambe ma col terrore di poter un
giorno camminare anche noi senza rete sull'orlo di un baratro.
Davanti a quegli esseri umani crudi, veri, implacabili
nell'accerchiamento di luce di uno spazio senza nascondigli, sincero
e spietato come solo la corrida, l'unica arma é il sogno; é esso
l'unico mezzo che possa rubare la verità del nostro sguardo. E così,
dinanzi ad acrobati e domatori, dinanzi agli oggetti che nell'aria
non si fermano perché devono presto ricadere, cerchiamo di
trasfigurare quella realtà implacabile e farne un'esperienza di
bellezza. Perchè alla fine l'artista é uno sciamano, ed il suo un
umile ruolo é solo di guida nell'invisibile. Il resto sta a noi.
Il
circo esiste da sempre, é vecchio quanto lo sguardo stesso. Proviamo ad aprire questa porta, riscoprendo
la più bella pagina forse mai scritta sullo spettatore di circo:
In
Galleria
Franz Kafka, 1909
Se
una cavallerizza, decrepita e tisica, venisse costretta a girare
attorno alla pista, su un cavallo vacillante, davanti ad un pubblico
instancabile, per mesi e mesi inseguita dalla frusta di un direttore
spietato, frullando sul cavallo, gettando baci, dondolandosi coi
fianchi, e se questo gioco continuasse tra il fragore incessante
dell'orchestra e dei ventilatori, nel grigio avvenire che eternamente
si schiude, allora forse un giovane spettatore di galleria si
affretterebbe giù, per la lunga scala, attraverso le gradinate, si
getterebbe sulla pista e griderebbe l'alt in mezzo alle fanfare
dell'orchestra sempre ubbidiente.
Ma,
poiché non è così, una bella signora rosa e bianca entra come a
volo, dai tendaggi. Il direttore, cercando devoto i suoi occhi, le
si fa incontro ansando con un contegno d'animale; la solleva
provvido sulla sella come se ella fosse la sua nipotina adorata che
parte per un viaggio pericoloso; non sa risolversi a dare il primo
colpo di frusta; lo dà infine, con uno schiocco, facendo forza a se
stesso; corre accanto al cavallo con la bocca aperta; segue con
sguardo teso i salti della cavallerizza; non sa capacitarsi della sua
destrezza; cerca di metterla in guardia con esclamazioni in inglese;
furente, ammonisce gli stallieri che reggono il cerchio di star bene
attenti; prima del gran salto mortale scongiura a mani levate
l'orchestra di tacere; e alla fine solleva la piccina dal cavallo
tremante; la bacia su entrambe le guance e giudica insufficiente ogni
omaggio tributato dal pubblico; mentre la cavallerizza, da lui
sorretta, sulla punta dei piedi, avvolta in un alone di polvere, con
le braccia allargate e la testolina rovesciata sembra voler dividere
con tutto il circo la sua felicità - e poiché è così, lo
spettatore di galleria appoggia il viso sul parapetto e naufragando
nella marcia finale, come in un sogno affannoso, piange senza
saperlo.
Foto in alto: Mary Ellen Mark, "Great Rayman Circus"
Immagine in basso: Otto Walter, "Im Circus", incisione, coll.Raffaele De Ritis
Testo per Juggling Magazine, Dicembre 2015, tutti i diritti riservati.
Nessun commento:
Posta un commento